INTERNAZIONALISMO O BALCANIZZAZIONE

La mobilitazione squadristica di alcuni settori della comunità ucraina in Italia, che si sta mostrando in episodi sempre più frequenti e preoccupanti, è un fenomeno che ha radici di lungo periodo e si inquadra nel contesto della Guerra senza limiti iniziata nel 1991.
Il crollo del campo socialista ha tolto ogni freno all’intervento imperialista: dal Medio Oriente ai Balcani, per allargarsi a tutto il bacino del Mediterraneo ed all’Europa Orientale, la guerra si è estesa senza linee del fronte precise. I teatri di scontro si sono espansi come metastasi di una cancrena, in ambito sempre più prossimo, più domestico, più intimo.

La guerra è una necessità vitale per il capitalismo in crisi strutturale.
Questo genera, sul piano sovrastrutturale, ogni sorta di ideologie fascistoidi, variegate quanto l’epoca del “Just in Time” prevede, ma tutte riconducibili a quella Psicologia di massa analizzata da Reich. Queste ideologie sono funzionali alla mobilitazione bellica, nelle sue articolazioni statali (militari, paramilitari, assistenziali, istituzionali, ecc.) e “civili” (associative, culturali, religiose, ecc.).

Dal film Underground di Emir Kusturica

La disgregazione degli Stati che vengono aggrediti dall’imperialismo, fomentando guerre inter-etniche ed inter-religiose e/o bombardandoli a tappeto, genera movimenti migratori disperati.
L’economia di guerra si impone sul fronte interno con leggi antisciopero, blocco dei salari, riduzione della spesa sociale e previdenziale.
Controllate le date, noterete le coincidenze: è un processo iniziato negli anni Ottanta, esploso negli anni Novanta del secolo scorso e che caratterizza il primo ventennio di questo secolo.
Questo perché la svalutazione del lavoro (deflazione salariale) procede di pari passo con la svalutazione della vita: tagliare la spesa sanitaria ed aumentare quella militare, lasciar morire i profughi e sfruttare i migranti, sono scelte politiche che vanno tutte nella stessa direzione.

In questa tendenza di lungo periodo si è inserito il recente biennio pandemico, gestito disastrosamente dal punto di vista sanitario, ma sfruttato in pieno dal punto di vista della militarizzazione della società.

Ci impongono di vivere nella paura, e di comportarci come animali impauriti.

L’unica risposta efficace alla guerra senza limiti è il più classico internazionalismo proletario, vecchio, certo, antico persino, ma tutt’altro che obsoleto.
Nei prossimi giorni a Roma si riuniranno centinaia di delegati, ed altre centinaia saranno collegate telematicamente, in rappresentanza di oltre cento milioni di iscritti sparsi in oltre cento paesi. Il 18° Congresso della Federazione Sindacale Mondiale (WFTU) si svolgerà nel segno dell’unità della classe lavoratrice di tutto il mondo e della lotta contro l’imperialismo, verranno adottate risoluzioni e intraprese mobilitazioni che contrasteranno con vigore la guerra.
Ma già il solo riunirsi sarà una grande azione per la pace fra i popoli, per il loro benessere e la loro dignità.

In tante lingue diverse, canteremo la stessa canzone
https://youtu.be/n_XIw70u7-k

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